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CARTA GIALLA E BOTTIGLE DI VETRO...

Conosco l'arte del confezionamento di 60 anni fa, in bottega.

Ai tempi, c'erano solo carta gialla, carta velina grossa, bottiglie di vetro per il caglio, portate da casa, di recupero....magari le bottigliette del chinotto o del tamarindo.

Si prendeva un foglio di carta, gli si depositava sopra il prodotto venduto, pasta, stracchino, zucchero, farina... poi, avvicinando i due lembi esterni con i pollici e gli indici, si piegavano insieme verso l'interno, a chiudere, fino ad arrivare a far sì che si incontrassero, per poi serrare forte, al fine di formare il cosiddetto cartoccio. Per quello che riguarda i crediti, mia mamma aveva un "registrone" grande e grosso, con la copertona marrone e rigida, in cui segnava il nome dei debitori e gli importi dovuti, importi che, prima, venivano scritti in colonna sulla carta gialla e poi sommati a mente. Mia mamma era una calcolatrice! Non sbagliava mai! Io, anni dopo, alle prese con la fatturazione, compilavo il tutto usando la calcolatrice e poi passavo le fatture a lei, affinchè le controllasse. Paradossi sensati, se si pensa all'abilità della Dema! Ricordo note lunghissime e ricordo anche molti nomi di chi ci deve ancora pagare....si sarà dimenticato, chissà chi lo sa....P.S. per chi non lo sapesse, la signora dietro il banco era la calcolatrice. La mia.



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